La morte non è niente – S. Agostino

La morte non è niente. Sono solamente passato
dall’altra parte: è come fossi nascosto nella
stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che
eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato,
che ti è familiare; parlami nello stesso modo
affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare
tono di voce, non assumere un’aria solenne o
triste. Continua a ridere di quello che ci faceva
ridere, di quelle piccole cose che tanto ci
piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di
prima: pronuncialo senza la minima traccia
d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che
ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una
continuità che non si spezza. Perché dovrei
essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente,
solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono
lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro
l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio
cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi
ami: il tuo sorriso è la mia pace.

In questo scritto S. Agostino tratta di un tema assai pauroso e difficile da affrontare: il tema della morte. Simula un dialogo in prima persona con un caro che soffre a causa della sua scomparsa. Il passo è un conforto, un tentativo di comprensione e di chiarezza su cosa sia la morte, dove l’elenco di gesti e pensieri creano una sempre maggior aderenza e vicinanza alla vita e sofferenza del caro. La provocazione costruttiva è l’invito a un grande atto di amore, nulla sembra essere cambiato e anche la distanza, il “nella stanza accanto“, il “proprio dietro l’angolo” sembra assottigliarsi. La forza e l’efficacia di questo scritto stanno nella sua possibile lettura laica: non c’è un chiaro o continuo riferimento religioso che ne vincola il significato all’uomo di fede, ma hanno un carattere umano, non divino. Siamo tu e io, il nostro affetto, il nostro legame che ci tiene uniti nonostante il cambiamento della nostra condizione. È l’amore che tiene acceso il ricordo e mantiene la relazione con il defunto. Di grande tenerezza la rassicurazione delle ultime righe, dove S. Agostino individua proprio nel nostro amore, nella gioia, “nel sorriso“, la pace che possiamo dare e offrire alla persona non che abbiamo amato, ma che continuiamo ad amare.

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