Adorabile nemica è un film del 2017 diretto da Mark Pellington. Harriett Lauler è un’ex donna d’affari in pensione abituata ad avere il controllo di tutto, compreso il proprio necrologio. Per questo incarica la giornalista Anne Sherman di scrivere la storia della sua vita. Tra le due donne nonostante le grandi differenze si instaurerà una forte amicizia. Harriett fin dai primi momenti appare come una donna molto arrabbiata e molto sola, che riversa la propria frustrazione sulle altre persone. Non ha minimamente considerazione dell’altro, tant’è che appena possibile si occuperà lei stessa di questo o quel compito perchè sicura dell’esattezza solo del proprio operato. Harriett deve avere sotto controllo ogni aspetto della sua vita, dal più grande al più piccolo. L’anziana donna però, nonostante il suo bisogno esasperato di controllo, si circonda di altre persone e trova nell’attacco e nell’offesa le uniche modalità con cui rapportarsi con l’altro. Anche per la redazione del necrologio,nonostante le rigide direttive, non se ne occupa lei in prima persona, ma si affida ad una sconosciuta. Harriett inconsciamente non cerca altro che qualcuno che possa tenerle testa e contraddirla, dimostrando così l’inesattezza della sua fittizia perfezione. Il cocktail di farmaci e alcolici che assume non è altro che una richiesta di vicinanza e aiuto, per sottrarla a quella tristezza e solitudine in cui si sente immersa. Ha dovuto sviluppare questo bisogno disperato di controllo a causa della tensione e probabilmente della sofferenza che ha vissuto durante la sua vita. Come lei stessa dirà durante la scenda del discorso alle ragazze ha dovuto vivere in una società dove l’istruzione e la combattività femminile non erano contemplate, dove una donna con un carattere forte spaventava e non era presa in considerazione, dove una donna doveva dimostrare di essere più forte ed intelligente degli altri per emergere. Harriett tuttavia non rinuncia a essere se stessa “e rinunciare alle sue potenzialità” e sceglie di non adeguarsi alla società, avendo bene in mente il costo che questa scelta prevede.
Donna dai tratti narcisisti, non ha mai ammesso un proprio errore o chiesto scusa ed è odiata e disprezzata da tutte le persone che conosce. Anne riesce a tenere testa ad Harriett e fa una cosa che darà inizio alla sua trasformazione: le sbatte in faccia tutto il fallimento che ha ottenuto sul fronte umano, da quello familiare, amicale a quello con i colleghi di lavoro. Harriett non riesce a sopportare il carico emotivo e caccia Anne fuori di casa, ma è proprio questo gesto ad instillare il dubbio nella mente dell’anziana. Da qui in poi comincia il rapporto vero e proprio tra le due donne, seppur con una modalità inadeguata e ostile, Harriett chiede implicitamente aiuto e chiede di essere salvata. Con il rapporto con Brenda e Anne, Harriett si scopre nonna e si riscopre madre, iniziando a riaprire il suo cuore e a sperimentare l’amore e la gioia dato dal rapporto con l’altro. La passione per la musica e l’esperienza in radio diventano inoltre il modo di riaffacciarsi alla vita, ricominciando ad apprezzarne le cose belle. Continua tuttavia a risultare inadeguata quasi per tutto il tempo poichè non riuscendo a vedere l’altro, non ne intuisce neanche le emozioni. La modalità difensiva che ha sviluppato risulta essere inappropriata e molto giudicante, con il conseguente allontanamento degli altri. Seppur a fin di bene, Harriett non riesce a rispettare la libertà e i tempi dell’altra persona, come si vede nella scena dell’appuntamento di Anne al bar risultando invadente.
Momento molto importante è l’appuntamento di Harriett con la figlia Elizabeth con la quale non aveva più rapporto da dieci anni. L’incontro va decisamente male ed è lampante l’incapacità della protagonista di sostenere la situazione. Alla domanda della figlia sul perchè dell’incontro Harriett risponde “Per fare il punto della situazione“, con questa frase si decreta il fallimento del tentativo di riconciliazione madre figlia, facendo ricadere in un momento egoistico e sterile quello che sarebbe potuto essere un riavvicinamento. Harriett si nasconde dietro la fragorosa e totalmente fuori luogo risata, invertendo un momento di grande sofferenza in un momento di apparente contentezza. Nasconde la sua inadeguatezza e la sua incapacità di essere stata una buona madre, ma si rende conto del suo limite.
La protagonista cerca di riprendere in mano i rapporti che crede alla sua portata, come quello con l’ex marito, con il collega di lavoro e coltiva quelli privi di una storia a cui è connessa una grande sofferenza, come quelli con Anne e Brenda. Anne diventa la figlia che Harriett riesce ad avere e Brenda diviene la nipote, che prende il posto dei nipoti naturali, dei quali non sapeva neanche l’esitenza. La notizia dell’aggravamento di salute è il punto di rottura, ciò che permette la fuoriuscita di quella sofferenza che Harriett continuava a confinare dentro di sè. La protagonista capisce i suoi limiti e riesce finalmente a vedere ciò che non era riuscita a vedere fino ad allora e riesce a riaprirsi al mondo.
Momento topico e toccante è quello tra Anne e Harriett, che riesce a valorizzare la giovane giornalista e la sprona a sbagliare e a vivere. È l’errore che spinge l’essere umano a cambiare. Il continuo cadere e rialzarsi è il modo in cui abbiamo la possibilità di trovare la nostra identità, che ci costruisce, ci fortifica e ci migliora; “Le persone non fanno sbagli, sono gli sbagli a fare le persone“. Harriett alla fine riesce parzialmente a redimersi, nonostante la visione salvifica di Anne, una vita passata con distacco emotivo e un comportamento giudicante non viene lavata via in due sole settimane. Nonostante ciò la protagonista riesce a lasciare una traccia positiva nel cuore di altre persone, riesce in una parola ad amare. Dopotutto, non è mai troppo tardi per fare la cosa giusta.