Padri e figlie

Padri e figlie è un film del 2015 diretto da Gabriele Muccino. La narrazione procede su due binari paralleli: uno ambientato nel passato e uno nel presente. Nel filone del passato vediamo come protagonista Jake Davis, un affermato scrittore di successo vincitore di un premio Pulitzer, che vive a New York con sua moglie e sua figlia Katie. Diverse vicende vedono coinvolto Jake: dall’incidente stradale che gli provocherà dei gravi problemi di salute, soprattutto frequenti tremori e crisi convulsive, al ricovero per sette mesi in una struttura psichiatrica, al tentativo disperato di scrivere un libro che possa risollevare i problemi finanziari, alla pubblicazione di quello che sarà il suo romanzo più famoso, Padri e Figlie appunto, dedicato proprio al suo rapporto con Katie. Ma una crisi convulsiva particolarmente significativa lo coglie all’improvviso e gli fa perdere l’equilibrio, facendogli sbattere la testa e uccidendolo sul colpo. Giorni dopo il funerale si viene a sapere che il suo ultimo romanzo ha vinto il premio Pulitzer, il secondo della sua carriera, ed è in cima alle classifiche delle vendite da molte settimane.

Nel filone del presente vediamo Katie ormai studentessa universitaria che si sta laureando in psicologia. Fin dai primi attimi appare come una ragazza frivola e superficiale da un lato e sofferente e apatica dall’altro. Durante l’incontro con la psicologa Katie afferma di non riuscire più ad amare nessuno, di aver amato solo una persona tanto tempo fa, ossia il padre. Non riesce più a percepire le emozioni, non sente “niente” e l’unico momento in cui riesce a staccarsi da questo niente sentendo “qualcosa” è quello in cui ha rapporti sessuali occasionali con sconosciuti. Sembra esserci un blocco a livello emotivo che poi si scoprirà esser dovuto ad un vissuto abbandonico. La morte della madre e successivamente quella del padre creano un trauma, una ferita non rielaborata che porta a comportamenti compensatori. Katie per colmare quel vuoto interiore, ricorre a rapporti sessuali che in verità fungono solo da palliativo, ingannando, anestetizzando temporaneamente la sofferenza che prova, continuando a ricercare sempre in un altro uomo quel “qualcosa” che non troverà mai.

Durante il tirocinio la dott.ssa Corman le affida il caso di una bambina di nome Lucy che non ha più parlato da quando la madre è deceduta e il padre si è disinteressato di lei; Katie rivede molto di sè in questa bambina e sarà proprio la vicinanza emotiva e l’aver vissuto esperienze simili la chiave della riuscita del percorso. Katie riesce a creare una relazione, a dare all’altro quell’amore, quella continuità e quella fiducia di cui lei stessa aveva bisogno disperatamente. La terapia con Lucy diventa un po’ lo specchio per Katie, aiutando la bambina, la protagonista riesce indirettamente ad aiutare se stessa. Nel frattempo, in una delle sue serate trascorse nei pub, Katie conosce Cameron, un ragazzo trasparente e gentile; i due dopo un periodo di frequentazione decidono di fidanzarsi. La ragazza, che vedeva nel sesso occasionale un modo per cercare di colmare il vuoto affettivo lasciato dai suoi genitori e in special modo dal padre, si accorge per la prima volta di provare emozioni nuove e di essere parte di un qualcosa più grande: una relazione d’amore. Dopo le prime fasi del rapporto Katie inizia a provare inquietudine e smarrimento, con il blocco fisico ed emotivo nella scena vicino alla stazione. Inquietudine che si trasforma in vera e propria paura, portandola alla fuga continua e disperata, prima in taxi e poi a piedi. Palese è l’incapacità di sopportare e gestire il carico emotivo, portando a scegliere come unica strategia possibile quella di scappare e togliersi dalla situazione che provoca tensione. Katie in preda all’angoscia e al dispiacere ricade nelle sue dinamiche abituali: si reca in un bar, seduce uno sconosciuto tradendo Cameron. La protagonista si rende conto che quello che sta per fare è sbagliato, ha una sorta di consapevolezza dell’errore del suo gesto ma non riesce a sottrarsi. Molto significativa è la scena in cui Katie si fa scoprire da Cameron, dove non si preoccupa di sistemare la camera da letto ma lascia tutto così com’è e aspetta il ritorno a casa del fidanzato. La ragazza vuole che il fidanzato scopra il suo tradimento e vuole essere punita per l’offesa che sa di aver arrecato. Katie è sinceramente pentita per il suo gesto ed è divorata dal rimorso. C’è da chiedersi il perchè del suo gesto, forse Katie aveva percepito che la relazione con Cameron stava diventando ciò che più desiderava ma anche ciò che temeva di più, ossia una relazione profonda e autentica. Ci si stava avvicinando ad un rapporto stabile costruito sull’amore, come il rapporto che aveva con il padre, che però a causa dell’abbandono ha portato grandi sofferenze. Katie quindi con il tradimento riesce a sottrarsi, a fare un passo indietro e a ritornare in quella zona sicura dove aveva il controllo, una zona dove non ci sono particolari coinvolgimenti emotivi e quindi dolore. Paradossalmente, come in una profezia che si autoavvera, la protagonista trasforma in realtà la sua più grande paura, quella di essere abbandonata. Capita che la persona che soffre e che manifesta la sua sofferenza attraverso un sintomo, si leghi parzialmente ad esso, quasi ci si affezioni. Il sintomo è la modalità, il tentativo di riequilibrio per far fronte ad una sofferenza, un equilibrio tuttavia squilibrato e disfunzionale. Abbracciare ed immergersi in una relazione voleva dire correre il rischio di soffrire in modo molto più pesante in caso di abbandono e rinunciare a ciò che, nel bene o nel male, ci ha caratterizzati. C’è quindi un doppio movimento verso l’obiettivo, di desiderio e di paura, di avvicinamento e di allontanamento.

Con il proseguimento della terapia con Lucy, Katie riesce ad arrivare al cuore della bambina e al suo stesso cuore. Quel suo gesto agito d’impulso che andava al di là della sua comprensione viene ora finalmente capito ed interiorizzato. Katie apre il suo cuore, riconosce il proprio errore e rompe il muro che aveva dovuto costruire tra se stessa e il mondo. Comprende che qualcuno la possa amare senza abbandonarla, ciò che era solo razionale diventa anche emotivo. Katie si reca a sorpresa da Cameron e gli confessa di amarlo, riesce quindi ad ammettere ed esplicitare le sue emozioni. Riesce anche a svincolarsi dall’esito, nonostante abbia intravisto un’altra donna in casa di Cameron, lo ringrazia in modo disinteressato per l’amore e la cura che ha avuto per lei. Katie risulta vincente, capisce che la vita va vissuta e la sofferenza e il passato non devono fermare il nostro cammino. Le cose negative che accadono nella nostra vita non devono privare della possibilità e dello spazio a tutto ciò che di positivo può esserci, non vengono certo dimenticate, ma considerate una parte di qualcosa molto più grande.

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